giovedì 10 marzo 2011

Anatomia di una sceneggiatura - Premessa drammaturgica 2

Avete fatto i vostri compitini? Oh, ma che... In aula c'è solo uno studente? Vabbe', signor kokko, vuol dire che continuerò la lezione solo per lei.

Ha scelto la premessa drammaturgica da sviluppare? Bene, perchè è ora di zinzinnarla! ...Stuzzicarla! Saggiarla! Testarla!

Cominciamo...

1. Valutare le diverse possibilità

Non basta solo una buona premessa drammatugica, ma occorre pure il cervello di individuare le potenzialità che questa potrebbe avere all'interno dello sviluppo vostra della storia! (Ok, non è semplice questione di intelligenza, ma anche di tecnica e di esperienza)

Con il termine potenzialità si intende la direzione che potrebbe prendere l'idea narrativa. Per questo è importante non limitarsi ad una sola possibiltà (per quanto vi appaia superba), ma occorre valutare le alternative, mettere a confronto le diverse strade e scegliere la migliore.

Ancora una volta, ho scritto solo un mucchio di belle parole... Vediamo come procedere pratica!

Tecnica 1: Individuare le aspettative che nutrirebbe un pubblico sulla vostra premessa.

Quale modo migliore per trovare le potenzialità insite nella vostra storia se non quella di chiedervi che cosa ci si aspetta da una determinata premessa? Chiarisco prendendo come esempio un vecchio film: Tootsie. Un bravissimo attore (Dustin Hoffman) non riceve ingaggi di lavoro a causa della sua arroganza; si ritrova così a doversi travestire da donna per ottenere una parte in una serie televisiva. Ora, l'aspettativa che può nutrire un pubblico riguardo ad una storia dove un uomo è costretto a vestire i panni di una donna è certamente quella di divertirsi vedendo una commedia brillante in cui il protagonista si ritrova a vivere un gran numero di situazioni estremamente imbarazzanti ed esilaranti!

Converrete certamente con me, però, che è assolutamente normale che la gente si aspetti di divertirsi da una commedia; non è andata mica a vedere un horror! Come dare quel "tocco in più"?

Tecnica 2: "Cosa accadrebbe se...?". Non prendetela come una cosa astratta! Rispondere a questa domanda vi permetterà di esplorare il vostro mondo narrativo, determinando ciò che vi è consentito o non consentito fare, e -allo stesso tempo- allenerà la vostra mente a muoversi all'interno di un ambiente artificiale. Tanto più spesso vi porrete la questione, tanto più intensamente potrete abitare questo mondo, definendone i dettagli e arrichendone il fascino. Il trucco è sempre quello: sciogliete le redini, lasciate che il pensiero vaghi senza giudizi e censure! Non dite mai che l'idea è stupida, poichè le idee stupide possono essere il gancio di grandi svolte creative. Un suggerimento che posso darvi in nota personale è di giocare molto con le contraddizioni; spesso è la via migliore per per creare situazioni molti interessanti e cariche di pathos.

Tornando all'esempio di Tootsie: quale sarebbe il personaggio più azzeccato e geniale che potrebbe vestire i panni di una donna -e che meno di chiunque altro si troverebbe a suo agio in quelle vesti?

In altre parole: cosa accadrebbe se... il protagonista fosse un maschilista? Direi che è intuibile a tutti quanto si arricchisca di potenziale la storia e la premessa con un presupposto simile -anche perchè non ci sarebbe terapia d'urto migliore di questo travestimento forzato per portare a quella evoluzione morale dell'individuo necessaria al nostro personaggio principale per trovare il suo nuovo equilibrio!

Continuiamo: è ovvio (se vogliamo) che il nostro eroe dovrà innamorarsi di una ragazza della quale il suo alter-ego femminile diventi "consigliera" e "migliore amica" -sempre per creare una situazione fortemente imbarazzante (e angosciante) per lui; è altresì ovvio che il suo travestimento arrapi qualche maschietto eterosessuale indesiderato... Ma cosa accadrebbe se facessimo di questo maschietto il padre della stessa fanciulla di cui il protagonista si innamora?

Ah, è proprio divertente complicare la vita al nostro protagonista! Ma tenete a mente che allo stesso tempo la complicate anche a voi! Infatti: chi sarà lo stronzo che si dovrà inventare tutti gli stratagemmi che dovrà architettare l'eroe per uscire da una situazione da ritmi farseschi incalzanti?

2. Individuare le sfide ed i problemi narrativi

Lavorando sul punto 1. sarete sicuramente inciampati in alcune piccole "sfide narrative". Ogni storia ha le proprie, e sono ciò che le caratterizza. Individuarle ed affrontarle subito di petto è l'unico modo per trovare la strada giusta da imboccare per scrivere una sceneggiatura di un certo spessore. Infatti, molti scrittori che non si dedicano a questo punto prima della stesura del testo finiscono per trovarli troppo tardi, a lavoro finito (ammesso che ci arrivino),  sprecando molto del potenziale anche della premessa più buona.

Purtroppo, qua non posso insegnarvi alcun trucchetto per individuarli subito. La fregatura sta che questo lavoro vi verrà facile solo a corso inoltrato, quando esamineremo le tecniche del personaggio, della trama, del tema, del mondo narrativo, della rete dei simboli e del dialogo.

Nel caso di Tootsie -oltre a creare trovate geniali e simpatiche che daranno un po' di respiro al protagonista nella sua serie di bizzari eventi- la sfida risiederebbe nell'esplorare il mondo dei rituali di corteggiamento moderni e l'immoralità dei rapporti uomo-donna, e far emergere come le azioni irrispettose degli uomini abbiano conseguenze negative sulle donne senza dare il tono di una predica e senza dare l'impressione che l'univeso femminile sia esente da colpe.

Fine della lezione di oggi.

See you next time, Player!

Orignal From: Anatomia di una sceneggiatura - Premessa drammaturgica 2

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