
Giovedì primo di aprile, Serial Player ha avuto l'onore di essere stato pubblicizzato su c6.tv durante la prima puntata in "prima serata" di GAMEOLOGY.
Per chi non lo sapesse, gameology è la fiera creatura del buon Filippo -nerd dalla prima generazione- il quale si occupa di trattare di videogiochi dal punto di vista filosofico (e, nello specifico, dal punto di vista del loro linguaggio).
Fin qui può sembrare nulla di eccezionale per alcuni; ma questo programma ha una peculiarità davvero figa (e coraggiosa da parte del suo "felice padre"): viene trasmesso sempre in diretta! Ciò significa che chi vuole può partecipare tramite skype ad ogni puntata, interagendo con Filippo e ponendo le sue osservazioni e le sue domande diventando difatto parte integrante di gameology.
Il nostro Platonerd vers. 1.0 ha commentato in diretta uno dei nostri articoli, e nello specifico quello che tratta la quetione: Che cos'è un videogioco?
Ne è uscita fuori è stata una serie di ragionamenti interessanti che potete ascoltare nell'archivio di puntata all'indirizzo:
http://c6.tv/archivio?task=view&id=8684
(min. 5,00-11,40)
Come potrete udire, il buon Filippo confuta alcune mie aristoteliche idee.
Punto 1: Interazione sì. Narrazione... no!
Filippo fa un esempio che chiude immediatamente la partita: Tetris.
Giustamente, Platonerd ci dice che l'elemento caratterizzante del videogioco (per usare il termine calzante del nostro filosofo) sta nel suo essere interattivo! L'elemento narrativo è un contorno per nulla essenziale.
Vero, la narrazone non è elemento caratterizzante che pemette di indentificare il VG; ma oggi si può affermare che la narrazione non fa il videogioco?
Non siamo forse noi videogiocatori un pubblico estremamente esigente che vuole vivere una sceneggiatura di tutto rispetto? Beh, io penso che ormai siano i VG a proporci vere scenggiature di qualità, a dispetto delle ultime produzioni hollywoodiane tutto-effetti-speciali e zero-trama. Credo che senza una buona storia di fondo difficilmente fai un buon gioco che vende, oggigiorno.
Con questo non voglio dire che i VG che escono ora puramenti interattivi e sono senza sceneggiatura non siano belli o ben riusciti... Dico solo che -per esperienza mia e di molti altri player che ho conosciuto- se proviamo a pensare ai videogames che abbiamo amato di più, spessissimo pensiamo a personaggi e vicende che ci sono entrate dentro, dritte come una botta allo stomaco. Non è stato quando abbiamo pianto e gioito con i nostri eroi?
Io penso: Final Fantasy. Io penso: MGS. Io Penso all'apocalittico colpo di scena di Knights of the Old Republic.
Punto 2: Chiarimento su HR.
Heavy Rain è un videogioco perchè è interattivo, non perchè è narrativo.
La sua interattività è fusa con la trama, avviene durante la narrazione e modifica la narrazione.
Certo, un po' magra come interattività, anche se la reputo sottovalutata nonostante i suoi limiti.
Comunque, penso che il succo del discorso di Platonerd fosse: data la mia definizione di TheShowMustGoOn di videogioco -in cui gli elementi caratterizzanti sono interattività e narrazione- HR può essere considerato tale.
Ma il motivo principale per cui volevo portare alla vostra attenzione quei 6 minuti e mezzo di video, sono dovuti da una osservazione estremamente interessante di cui il buon Pippo ci ha fatto dono; e cioè:
Si può definire l'interattività -vero ed unico elemento caratterizzante di un videogioco (come ormai sappiamo)- per "gradi di libertà"? In questo caso si potrebbe asserire che esistano VG più VG di altri! Avrebbe senso?
La domanda è fantastica, la risposta... ognuno dia la sua!
Sembra proprio però che un VG cerchi di farci sperimentare sempre più nuove libertà (contestualizzate con la tipologia del gioco che si intende fare), così come fa anche HR in un certo senso.
Pensate che sia la rotta giusta quella di dare sempre più potere al player e sempre con meno limiti?
oggi giorno ci sono giochi con e senza trama, quelli più immediati ovviamente ne sono privi mentre quelli più elaborati hanno una storia con un'inizio e forse una fine (a volte viene completata in più capitoli).
RispondiEliminaUltimamente viviamo un'interazione sempre meno coinvolgente dal punto di vista narrativo (vedi i vari cooking mama e simili) ed abbiamo al loro fianco dei titoli con trame "esagerate" e profonde dire che un VG è più VG di un altro è difficile, dipende tutto dal modo in cui ci si avvicina a gioco in questione :)
Beh, in tal caso ci sarebbe anche da distinguere per quale target è pensato un gioco: casual o hardcore gamer? Tutto a senso in base alla propria contestualizzazione!
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