venerdì 3 febbraio 2012

La Nebbia dell' Inquisizione - Prologo .


PROLOGO


Il commissario Cartier allungò la mano verso la carcassa arrugginita della navicella 26 , impotente sulla liscia superficie di plastica del magazzino orbitale del pianeta Callis X .

Le ventole dei condizionatori giravano ipnotici nelle grigie griglie incassate nelle pareti metalliche , emettendo l'aria gelida che permetteva la con servazione dello stato ottimale di tutte le prove .

Dall'alto dei suoi sessantasei anni , Cartier , poteva dire di aver sopportato freddi ben peggiori , ma la sua età aveva ormai limitato questa sua abilità . Si trovava molto più a suo agio nel caldo cappotto marrone del commissariato , che gli avvolgeva lo stanco collo in una calda pelliccia di Yanowak selvatico . Appoggiò il colbacco sul tavolo metallico e chiuse le mani a pugno , cercando di riscaldarle con il fiato , ma anch'esso condensava non appena usciva dalla sua piccola bocca. Si avvicinò allora al relitto , esaminandone la superficie esterna bullone per bullone , lamiera per lamiera .

« Stia attento , commissario . È piuttosto instabile .» disse a bassa voce l'uomo che aveva dietro , intento a compilare dei moduli su una carpetta di pelle nera .

Si girò, sorridendo al sergente della Guardia Planetaria. Sospirando afferrò il corrimano annerito, sporcandosi di fuliggine.

« Mi passi un paio di guanti .» ordinò al subordinato . Li prese tra le mani rugose e segnate, infilandoli con calma, quella calma e quei nervi saldi che gli avevano permesso di scalare le gerarchie militari in anni di de-dito servizio.

Gli piaceva ricordare, nel poco tempo libero che il suo lavoro gli concedeva. Era poco più di un ragazzino quando venne arruolato in una squadra di protezione della Guardia Planetaria per missioni di scorta di esponenti "caldi" della nobiltà.

Dimostrò subito una ferrea disciplina nel rifiutare le somme di denaro che venivano offerte ai soldati come prezzo del silenzio, denunciando e mandando al patibolo la marcia classe dirigente. Era della "vecchia scuola", sempre in prima linea, sempre pronto al sacrificio. Ripensava ai tempi passati in cui le sue ossa non scricchiolavano sotto il peso della sua grossa mole ad ogni sforzo. Era entrato nell'Ispettorato dopo il meritato termine di servizio e si era subito guadagnato il rispetto e l'ammirazione di quelli che lui chiamava "ragazzini in doppiopetto" per le loro arie da saputelli e uomini vissuti. Era sempre stato un uomo burbero, con quell' aspetto panciuto che nascondeva il coraggio di un leone e l'astuzia di una volpe, ormai entrambi brizzolati. Il suo aspetto doveva ricalcare la sua esperienza, come i bianchi basettoni o i baffi candidi sotto al naso tozzo che sorreggeva gli occhialetti dalla montatura dorata.

Temporeggiava, respirando rumorosamente mentre i suoi piccoli occhietti zampillavano vispi e attenti co-me in gioventù. E forse proprio i suoi modi pacati, che nascondevano alla perfezione un carattere borioso d'esperienza, mettevano a disagio tutti i suoi sottoposti.

« Commissario, se vogliamo procedere. Potrebbe essere abbastanza lunga la cosa.» ribadì il sergente.

« Dopo di lei. Sergente?»

« Trevis, signore.» si affrettò a rispondere. Estrasse poi un'altra carpetta di pelle dalla valigetta sul tavolo poco distante e iniziò a leggere con voce tremolante:

« La navicella numero 26 è stata trovata nel settore di Callis X una settimana fa. Evidenti sono i segni di colluttazioni all'esterno, che risulta danneggiato su circa l'intera superficie. La squadra di ricognizione e ispezione numero 26, assegnata alla suddetta navicella, era composta da 8 membri, in ordine di nome Alan Gan…»

« Mi risparmi i nomi, sergente, andiamo al dunque.» lo interruppe Cartier brusco, esaminando il portellone di entrata scardinato.

« Beh, certo signore. Della squadra assegnata non ci sono stati superstiti.»

« Segni particolari?»

« All'interno della navicella?»

« No, sergente. Mi piacerebbe conoscere quelli della sua tappezzeria, dovrei cambiare quella del mio alloggio.» rispose il commissario sarcasticamente, alzando gli occhi al cielo.

« È la prima volta che controlliamo l'interno. Abbiamo aspettato la sua autorità.» rispose Trevis incespicando sulle parole.

« Il protocollo dice così?»

« Sì, signore.»

« Il protocollo ha sempre ragione, quindi. Salga a bordo, sergente.»

Il freddo stava iniziando a farsi sentire all'interno delle sue ossa stanche, ma non l'avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura. Salì con cautela sulla rampa posteriore della navicella, aiutandosi con il corrimano che per poco non si smontò. La piccola navicella era grande circa come un campo da Badminton, quel gioco antico che Cartier odiava quasi come odiava i nobili che ci giocavano. La sala di sbarco occupava buona parte della grandezza, con i suoi sedili metallici e i suoi display sfondati. Il tutto presentava una leggera brina, dalla semplice patina fino a lastroni di ghiaccio che facevano risplendere le pareti.

« A cos'è dovuto tutto questo ghiaccio?» domandò il commissario stando più attento a dove camminava che non alle presunte prove.

« Forse il motore nell'esplosione ha rilasciato l'acqua per il raffreddamento.» rispose il sergente, toccando la superficie ghiacciata.

« L'acqua del motore è una soluzione antigelo per sopportare il freddo cosmico. No, penso si tratti di acqua trasudata dalle pareti stesse della stessa nave. Un dettaglio ininfluente, considerando il fatto che ha passato buona parte del suo servizio in un'atmosfera di vapore acqueo.»

Trevis iniziava ad ammirare l'intelligenza e arguzia di quell'uomo burbero. Si aggirava nella sala ghiacciata inginocchiandosi quasi ad ogni passo, per riuscire a trovare qualcosa che potesse essere utile.

« Fori laser.» esclamò Cartier rivolgendosi al collega, che accorse immediatamente, « Ce ne sono di diversi tipi, sicuramente due. Uno è quello più comune, il foro da fucile laser. Come vede ce ne sono in gran quantità, conficcati ovunque. Il foro del fucile di ordinanza della Guardia Planetaria è sottile, generalmente non più largo di un centimetro, e non presenta mai tracce di materiale fuso ai suoi lati.»

« Mentre ce ne sono altri che superano i due centimetri, commissario.» concluse Trevis.

« Esatto. Nessuna arma portatile e maneggevole dell'esercito della Corporazione presenta buchi di entrata di diametro superiore ad un centimetro e mezzo. Ma ho visto un'altra cosa che desta i miei sospetti. Se guarda questi tre fori larghi può notare che sono tutti e tre alla stessa distanza uno dall'altro. Distanza che penso si mantenga uguale per tutti gli altri fori della stessa misura.» aggiunse Cartier.

« Quindi pensa ad un'arma non convenzionale a fuoco triplo?»

« Non solo penso a quello, ma ne sono estremamente sicuro. E la Guardia Planetaria non dispone di armi del genere, quindi scartiamo un ammutinamento a priori.» concluse.

La pavimentazione interna era in pessimo stato e presentava ammaccature e laceri che rivelavano i fitti circuiti elettrici che passavano al di sotto di esso, ormai inutilizzabili. Gli stessi buchi laser erano presenti anche nei corridoi, affiancati ogni tanto da macchie marroni.

« Queste dovrebbero essere macchie di sangue. Ma sembrano bruciate. I corpi sono stati trovati?»

« Come ha potuto constatare lei stesso, probabilmente l'interno della navicella è stato data alle fiamme con del carburante, cosa che avrebbe prodotto poi un'esplosione.»

La porta della cabina di pilotaggio era stranamente chiusa, forse grazie ai sistemi di protezione del vano comandi che facevano scattare la spessa porta metallica in caso di incendio interno.

« Ha il numero di sblocco della centralina, sergente?»

« 48312.»

Cartier digitò con attenzione i numeri sul tastierino della porta, ricordandosi poi che se nella navicella non era rimasta energia elettrica e quindi non avrebbe funzionato. Rivolse un'occhiata al sergente, che si strinse nelle spalle.

« La serratura meccanica è attivabile solo da questo tastierino, che necessita di energia. L'unica cosa è far saltare la porta con delle micro cariche.»

« Potrebbero danneggiare in maniera irreversibile i dispositivi di archivio all'interno, mi sembra una scelta azzardata. Potremo ad ogni modo provare con un energizzatore.» constatò Trevis.

Cartier gli fece un goffo inchino sarcastico, pregandogli di continuare. Il sergente estrasse dalla sua tracolla un palmare con due fili elettrici. Svitò con cautela la tastiera del display della porta e, con certosina pazienza, trovò e recise i cavi necessari, collegandoli poi a quelli del palmare.

« Ho dato energia al meccanismo di apertura. La porta non si aprirà da sola, ma faremo scattare la serratura.» disse tra il pesante suono metallico.

Spinsero insieme e coordinati, riuscendo ad aprire la pesante porta metallica. Cartier, ancora con la faccia paonazza per lo sforzo, maneggiava le tastiere dei vari computer di bordo comodamente seduto sul sedile riservato ai piloti. All'improvviso si accese una spia verde, seguita da un paio di altre luci all'interno dei monitor. Il tutto fu accompagnato dalla voce metallica e danneggiata dell'archivio telematico.

« Trascrizione del rapporto della Guardia Planetaria. Unità 26. Informazioni segrete. Inserire codice di accesso.»

Trevis si stupì, poi però spiegò rapidamente:

« I computer di bordo avevano sicuramente una propria batteria ausiliaria, indipendente con quella del resto della nave.»

Cartier annuiva, digitando il codice di conferma sulla tastiera. I monitor erano spenti, fatta eccezione per la il barlume lontano al loro interno, e pregò quindi di aver digitato correttamente la sequenza di numeri.

« Accesso consentito.» affermò la voce, « Seconda copia del rapporto sul controllo del soggetto Mathias Shaw. Il suddetto Shaw è ritenuto, da questa pattuglia, colpevole di possesso di reliquie eretiche e contrabbando. Come previsto dai regolamenti attuali della Corporazione Umana, informo dello stato di fermo nei suoi confronti. Il soggetto, ora sotto il codice di K49HTS, è detenuto presso questa unità di pattuglia, in attesa della transazione presso il primo centro di interrogatori governativo.»

La voce metallica si interruppe nell'assoluto silenzio, che durò diversi minuti.

« Sergente, chiami immediatamente il più vicino posto di comando, e dia l'ordine di informare l'Inquisizione al più presto possibile.» ordinò il commissario sedendosi sul sedile metallico della cabina di pilotaggio.

Il sergente sparì dopo un brevissimo saluto militare, lasciando Cartier solo con i suoi pensieri e la sensazione che più odiava. Non sapeva chi fosse questo Shaw, non sapeva da dove venisse e, cosa che lo spaventava di più, non sapeva cosa volesse. Cartier odiava il "non sapere" più di ogni altro ragazzino in doppiopetto dai modi sgarbati.

 

A venedì prossimo per il primo capitolo del libro La nebbia dell' inquisizione© scritto da Alessandro Bergonzini e pubblicato da Serialplay© .

Orignal From: La Nebbia dell' Inquisizione - Prologo .

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